Dal Tennis all'Atletica: c'è spazio in Italia per altri sport oltre al calcio?
I grandi successi nel tennis e nell'atletica hanno attirato molte attenzioni: in Italia potrebbe davvero cambiare qualcosa?
Ciao amiche e amici di Linee, prima di iniziare volevo scusarmi per l’assenza della newsletter di queste ultime settimane - almeno nella sua versione legata alle notizie e alle storie di attualità sportiva, perché invece comunque è uscita puntuale la rubrica dedicata alle squadre del mondo.
Vi chiedo solo pazienza perché tra il podcast, i vari articoli e gli altri lavori diventa complicato stare dietro a tutto e poter realizzare sempre contenuti di qualità, ragion per cui preferisco non pubblicare niente ed evitare di farlo tanto per.
Per questo, se volete aiutarmi, oltre a scrivermi e segnalarmi alcune notizie, la cosa migliore che potete fare è continuare a supportare Linee nelle sue varie forme, così da permettere a questo progetto di crescere sempre di più e diventare sempre più importante.
Bene, ora possiamo incominciare davvero
Da qualche giorno mi ronza in testa una riflessione, che vorrei condividere con voi e che parte da questo editoriale di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera
A parte l’episodio, probabilmente inventato, non perché non ci siano i bambini a scuola a giugno come ha detto qualcuno- nessuno ha mai sentito parlare di campus estivi o simili? Davvero? - ma perché mi sembra davvero improbabile che addirittura i ragazzi non conoscano i calciatori, almeno in larga scala e almeno in maniera sommaria; ma comunque il tema a mio avviso rimane interessante.
E quindi mi viene da chiedermi: ma può esistere un’Italia più polisportiva, meno calciocentrica, meno concentrata soltanto sulle vicende del pallone e più orientata invece ad apprezzare lo sport nel suo complesso, concentrandosi sulle storie che meritano di essere raccontate a prescindere che sia calcio, basket o pallavolo?
La mia opinione dovrebbe essere nota a chi segue questa newsletter e ascolta il podcast: non so se potrebbe realmente essere così, ma sarebbe sicuramente bello che accadesse.
In ogni caso, è bene rendersi conto di una cosa: in almeno due sport, il tennis e l’atletica, stiamo vivendo il miglior momento storico di sempre, a livello di risultati e a livello di personaggi coinvolti.
E questo, attenzione, è tutto tranne che secondario.
Ce lo dice, in qualche modo, il dato degli ascolti tv, che sono sicuramente un po’ vaghi e poco precisi, ma sono utili a farsi un’idea di massima:
La finale delle ATP Finale di Torino tra Jannik Sinner e Novak Djokovic è stata vista da 5 milioni e mezzo di italiani su Rai 2, il 29,5% di share, la partita di tennis più vista di sempre in Italia.
La serata degli Europei di atletica di Roma in cui gareggiava, tra gli altri, anche Gianmarco Tamberi, ha fatto 4,9 milioni di spettatori tra Sky e Rai.
Grandi numeri, che ci dicono che quando lo sport viene raccontato bene, poi alla gente viene voglia di guardarlo.
Tennis e Atletica sono soprattutto trainati, e questo è sempre un elemento fondamentale, da un personaggio su tutti: Sinner per il tennis e Tamberi per l’atletica.
Come sottolineano sempre gli esperti che intervisto e che mi raccontano storie e situazioni da quelli che vengono definiti gli sport minori, alla domanda legata al futuro e a cosa potrebbe servire per far aumentare il livello delle attenzioni mediatiche e di pubblico su uno sport, la risposta che mi danno è sempre la stessa:
serve un grande personaggio che sappia catturare le masse.
E quando ricapitano al tennis e all’atletica due come Sinner e Tamberi?
Sinner oggi, probabilmente, se si candidasse a Premier vincerebbe a mani basse - credo che abbia una percentuale di apprezzabilità tra gli italiani altissima, come dimostra il fatto che ogni giorno lo vediamo in una pubblicità nuova.
Sinner è il volto più puro dello sport, perché è fortissimo, vincente, determinato, sa farsi rispettare in campo senza però mai essere polemico, scorretto o ricorrere a mezzucci per cercare di vincere gli incontri.
Personalmente, ogni volta che lo sento parlare, mi stupisco di quanto sappia sempre dire la cosa giusta - come nel caso del match al Rolland Garros contro il francese Moutet, nel corso del quale il pubblico di casa gli ha fatto palesemente il tifo contro, ma poi quando Sinner ha vinto ha ringraziato tutti, ha detto di aver compreso perché facessero il tifo per il francese e che comunque è stato un match avvincente e bello.
Perfetto, semplicemente.
Tamberi invece è più esposto a sentimenti di antipatia, perché a differenza di Sinner è molto più espansivo, fa molto più show, e sappiamo che ad alcuni queste cose suonano fastidiose, il classico commento: “fa il fenomeno”.
Però Tamberi, prima di tutto, è un fenomeno, è fortissimo, è il miglior sportivo italiano nell’atletica, di cui è il capitano; è l’unico che può andare alle Olimpiadi potendo dire di puntare a una medaglia con decisione; sarà porta bandiera nella cerimonia di apertura e tutto questo, diciamo, basta a giustificarne un po’ di atteggiamenti da sborone.
Tamberi poi soprattutto è uno che ci tiene a generare emozioni attorno a sé, una cosa non semplice in una disciplina sempre uguale come il salto in alto, dove, oltre a saltare in alto, per l’appunto, non succede nient’altro.
Tamberi e Sinner rappresentano alla perfezione ciò che serve a uno sport per uscire dall’anonimato:
un personaggio che faccia parlare di sé perché è forte, non per gossip o altro, che dia materiale ai giornali, così che loro possano scrivere di lui/lei, e così facendo portare quel nome all’interno del dibattito pubblico, che oggi vuol dire renderlo di attualità sui social.
E il calcio? È veramente in pericolo?
Non credo, perché anche se può essere vero che i ragazzi non stravedano per il pallone come succedeva negli anni ’70, dove i bambini non avevano altro da fare se non stare in strada a giocare, mi sembra comunque improbabile immaginare il calcio come uno sport non più egemone in Italia.
Quello che forse è bene sottolineare è che sicuramente il calcio italiano ha subito due duri colpi: il primo - il più doloroso - è la mancata qualificazione ai mondiali.
Non gioca la coppa del mondo dal 2014, sono passati 10 anni e due edizioni, vuol dire che l’ultima generazione che ha visto l’Italia ai mondiali da “bambino senziente”, quindi facciamo 8/9 anni, sono quelli nati nel 2005/2006 - ragazzi che oggi hanno 19/18 anni.
E l’unica gioia di questi anni - l’Europeo vinto nel 2021 - comunque ha un grosso marchio Covid addosso, quindi molta più attenzione per quanto riguarda eventi con tante persone insieme.
La Nazionale, lo vediamo in questi giorni con gli Europei, ha una capacità di fare da collante unica.
Ho visto le partite in via Solferino a Milano, in un maxi schermo improvvisato, e ho visto arrivare per vedere quella partita in strada decine di persone che solitamente del calcio se ne fregano meno di zero, e mai vorrebbero passare la propria serata a vedere la Serie A. Per la Nazionale però è diverso.
Questi ragazzi, in questi anni senza Italia, hanno sicuramente conosciuto il calcio tramite i videogiochi, ma lo sport assume un senso quando diventa esperienza di vita, individuale e collettiva, quando viene accompagnato da ricordi ed emozioni, positive e negative, in grado di riportare la mente direttamente a quel momento, ricostruirne il contesto e le sensazioni.
Nel tennis e nell’atletica, di recente, è successo, nel calcio, invece, non succede da troppo tempo.
L’altro grande problema, della Serie A soprattutto, è il fatto che sia diventato a tutti gli effetti un contesto tossico.
Su Twitter/X parlare di calcio è impossibile, c’è un marasma di cattiveria, disinformazione e aggressività da veramente starne alla larga.
Instagram e TikTok invece portano solo contenuti fatti di mini highlights per farci passare l’idea che un giocatore sia molto forte o molto scarso, anche qui andando contro la vera natura del gioco, fatta di tanti singoli momenti all’interno di una partita in grado di stabilire il reale valore di un calciatore. In alternativa, si trovano contenuti e post che ci dicono solo quanto fosse bello e migliore il calcio degli anni ’90 rispetto a quello attuale - e quindi perché uno dovrebbe seguirlo?
A volte penso e mi chiedo: se non avessi 30 anni e non ne avessi passati 27 a dedicarmi al calcio, dovendo scegliere da zero che sport seguire, sceglierei ancora il calcio? Posto che in realtà questa scelta non l’ho mai fatta, ma dai miei superiori - papà e nonno - mi è stato imposto, come di default, questo amore per il pallone.
Quindi, non credo che Gramellini dica il vero quando parla del calcio come di un passatempo che un giorno interesserà solo ai vecchi, ma qualche argomento per ragionarci insieme c’è.
Ora, vi lascio qua due episodi di Linee dedicati proprio al tennis e all’atletica, ma vorrei tanto sapere la vostra opinione, da appassionati di sport, su questo tema - raccontatemi e scrivetemi la vostra idea in merito!
Questa sul tennis:
Questa sull’atletica:
📱 Linee è su Instagram e TikTok, dacci un occhio
🌟 Linee ha lanciato anche un suo sito, QUESTO;
è ancora in fase provvisoria ma intanto se volete potete farci un giro e dirmi cosa ne pensate
L’ITALIA AGLI EUROPEI - La partita contro la Spagna, devo dire, ha fatto male.
Abbiamo giocato molto male, siamo stati un po’ bullizzati dagli avversari e devo dire che questo incontro forse ci fa capire bene quali siano i nostri limiti.
Nella puntata di LINEE dedicata alla presentazione degli europei, che trovate QUA, vi dicevo che l’obiettivo minimo e massimo sono i quarti, a seconda delle squadre che ci capitano.
Diciamo che queste prime due partite hanno detto che dovrebbe proprio essere così: senza grandi campioni, e noi ne siamo sprovvisti eccezion fatta per Donnarumma che invece lo è a pieno, le grandi partite internazionali, così delicate e tese, non si vincono. In questi contesti le abilità dell’allenatore non bastano, non è sufficiente preparare bene la partita e mettere in campo al meglio i giocatori; a un certo punto, un calciatore deve fare la differenza, prendendosi le responsabilità quando serve farlo. Nell’Italia, in questo momento, non c’è nessuno in grado di farlo.
Passare il girone resta nettamente una cosa alla portata perché la Croazia ci appare come una nazionale che è un po’ arrivata, la generazione di Modric e Perisic ha fatto molto, sono arrivati fino alla finale nel mondiale 2018, ma non ne hanno più, e mi aspetto quindi una partita dove l’Italia possa centrare il suo obiettivo. Dopo, da lì in poi, il destino forse non è più nelle nostre mani e si tratta di essere un po’ baciati dalla sorte, come successo nel 2021.
SALTARE LE OLIMPIADI PER UN GRADINO - é quello che è successo alla ciclista britannica Katie Archibald.
Sarà costretta quindi a saltare le Olimpiadi perché si è rotta la tibia e il perone, e inoltre si è slogata una caviglia e ha riportato anche una lesione dei legamenti del ginocchio e tutto perché…
…è inciampata in un gradino nel suo giardino di casa.
Lei ha 30 anni, è due volte campionessa Olimpica, Parigi quindi era probabilmente l’ultima occasione per partecipare a un evento del genere della sua carriera.
Se voi vi sentite magari un po’ delusi/e e sfortunati/e, pensate a lei che perde un’occasione del genere facendosi male in casa sua.
KIMI ANTONELLI, “REMEMBER THE NAME” - ovvero ricordatevi il suo nome, perché presto ne parleranno tutti.
Andrea Kimi Antonelli è un pilota italiano nato nel 2006 a Bologna. Ora corre in Formula 2 e dal 2019 è membro del Mercedes Junior Team, il “settore giovanile” della Mercedes.
Sta facendo molto bene e sembra sempre più probabile che sarà lui a prendere il posto di Lewis Hamilton l’anno prossimo per diventare così il nuovo pilota della Mercedes in Formula Uno insieme a George Russell.
Lo ha anticipato, praticamente rendendolo quindi già ufficiale, Toto Wolf, che ha risposto a chi gli chiedeva della possibilità di vedere invece Carlos Sainz in Mercedes dicendo che preferiscono puntare sui giovani e quindi su Antonelli.
Guarda caso poi la FIA ha cambiato il regolamento dando la possibilità di richiedere la superlicenza per guidare una Formula Uno a un minorenne.
L’anno prossimo quindi un italiano tornerà a guidare una monoposto di Formula Uno, e lo farà con la Mercedes.