Come un piccolo College può cambiare lo Sport americano
Una presa di posizione dei giocatori della squadra di Basket del Dartmouth College può avere conseguenze sul sistema che regola lo Sport USA da più di 100 anni
🏫 Il Dartmouth College non è tra i più famosi e ambiti negli Stati Uniti; non ha alle spalle una tradizione di attivismo studentesco, come la Barkley University in California; i suoi studenti non sono stati scossi da quello che è sta succedendo a Gaza a tal punto da organizzare manifestazioni e incontri, come successo in altri College delle Ivy League, la rete di università private di cui comunque fa parte.
🇺🇸 Il Dartmouth College si trova ad Hannover, nel New Hampshire, una località assolutamente marginale nel contesto socio-politico ed economico degli Stati Uniti.
Ogni anno ha solo qualche migliaia di iscritti, i numeri più bassi della Ivy League, e tutti da quelle parti provano a tirare avanti seguendo il motto dello Stato: Live Free or Die (vivi libero o muori) ⬇️
Eppure, questo piccolo e un po’ sfigato college è da diversi giorni al centro di molti dibattiti negli Stati Uniti, e questo per via di quello che hanno deciso i giocatori della sua squadra di basket:
⇨Questi ragazzi hanno votato per formare un sindacato.
Un sindacato vero e proprio di lavoratori, perché loro vorrebbero essere considerati in questo modo e non, come avviene adesso, solo degli studenti universitari.
❗Questa iniziativa, se dovesse essere imitata da altri studenti di altri college, potrebbe scombussolare l’intero sistemo sportivo americano, che da oltre 100 si basa sullo sport universitario come bacino di base per quello professionistico.
1️⃣ - Lo Sport delle Universitario è importantissimo
Per capire perché questa volontà di essere considerati lavoratori e non studenti può cambiare molto bisogna prima avere presente questa cosa:
lo sport universitario - del college come dicono loro - è importantissimo in America.
➔ I vari campionati vengono trasmessi in televisione; i giocatori, sopratutto nelle singole comunità, sono delle piccole celebrità; un enorme numero di persone riesce ad avere accesso alle università tramite borse di studio solo grazie al proprio talento sportivo;
🔶 e soprattutto, dal college arriva la stra grande maggioranza di atleti che poi diventano professionisti e giocano nelle varie squadre di basket, football, baseball ecc.
In America, infatti, non ci sono i settori giovanili come li concepiamo in Europa, proprio perché questo ruolo di formazione e di sviluppo del talento si svolge nelle università.
⟹ Tutta questa importanza, fa sì che i College guadagnino un sacco di soldi dalle proprie squadre sportive: le cifre dicono che le università più forti arrivano a generare profitti fino a 200 milioni all’anno grazie allo sport. Soldi che investono per rendere le strutture del campus migliori, per pagare di più gli allenatori e formare così squadre sempre migliori, così da avere sempre più successo e quindi soldi.
Agli atleti-studenti, spetta una piccolissima fetta di tutti questi soldi, circa il 7% a seconda dei singoli casi.
Tutte le attenzioni mediatiche, gli accordi con gli sponsor e quelli con i media, che hanno al centro i giocatori, vengono comunque gestiti dalle università, che hanno il potere di controllare a pieno tutto quello che gli studenti dicono o fanno nel loro periodo universitario.
Proprio alla luce di questa situazione, i giocatori di basket del Dartmouth College hanno detto che no, a loro non va più bene, e vogliono quindi essere considerati dei veri e propri lavoratori, con diritti e soprattutto compensi da lavoratori.
❇️ Ecco perché hanno fondato un sindacato.
2️⃣ - Una bomba pronta a esplodere
Quello del Dartmouth College non è una richiesta del tutto campata per aria.
In America si parla del ruolo con cui devono essere considerati gli studenti-atleti dal 2021, ovvero da quando la Corte Suprema ha stabilito che le regole della NCAA - le lega del basket universitario - che vietano ai giocatori di ricevere dei compensi, violano le leggi anti trust.
💵 Questo ha aperto la strada verso la possibilità, almeno, per gli studenti di guadagnare sull’utilizzo commerciale del proprio nome e dalle varie sponsorizzazioni, anche se comunque la NCAA fa ancora finta di niente e nei fatti non ha approvato alcuna modifica.
⟹ Quindi è in questa chiave dobbiamo vedere la presa di posizione dei ragazzi di Dartmouth: essere guardati e considerati in maniera diversa.
3️⃣ - La risposta delle Università
Le Università, su tutte quella di Dartmouth, non hanno la minima intenzione di concedere alcunché:
dicono, infatti, che il loro modo di ripagare gli studenti è attraverso le borse di studio, e quindi attraverso un’istruzione e un’educazione di primo livello,
e che comunque in ogni caso dato che gli studenti non sono dipendenti dell’università, non hanno nessun diritto di sindacalizzarsi e quindi le loro richieste sono nulle.
❌ Nella loro risposta però c’è proprio quello che agli studenti non va bene.
4️⃣ - Cosa dicono gli studenti-atleti
Prima di tutto, mettono in dubbio il sistema delle borse di studio sportive.
Sia perché non tutte le università le hanno - tipo Dartmouth per dire non le concede
Sia perché la loro vita di studenti-atleti è molto più influenzata dallo sport che dall’aspetto scolastico: devono infatti definire il loro calendario scolastico, e quindi il loro percorso accademico, tenendo conto di allenamenti, partite, trasferte e impegni legati alla squadra che inevitabilmente li obbligano a saltare molte di quelle lezioni.
Quindi il fatto che siano realmente ripagati tramite le borse di studio ha un valore molto relativo.
📌 Per quanto riguarda invece il fatto che non avrebbe alcun rapporto di subordinazione lavorative, come dicono le Università, un grosso assist agli studenti è arrivato dalla stessa Corte Suprema, che ha ritenuto invece che qualcosa che li possa far considerare come dei dipendenti dell’università c’è:
➡️ ad esempio, il vitto e alloggio per una parte dell'anno che l’università dà a loro, così come le attrezzature, l’abbigliamento, i biglietti per le partite in casa e in trasferta, le calzature, l’accesso a nutrizionisti e medici, l’uso esclusivo di alcune strutture e infine il sostegno accademico.
➾ Quindi, gli studenti dicono: dato che tu - università - controlli noi, e dato che con noi fai un sacco di soldi, tu devi darci qualcosa in più!
❓ In America ora molti si chiedono se altri college seguiranno la strada tracciata da Dartmouth, ma le basi su cui si è sempre basato lo sport americano potrebbero cambiare profondamente in futuro.
⭐ Ancora Sport-college in USA: la storia della comunità nera contro la Florida
😓 Sono tempi di tensioni in America quando si parla di sport del college.
➡️ Andiamo in Florida adesso.
Lì, il Governatore Ron De Santis, dopo essere uscito rovinosamente sconfitto da Trump nelle primarie del Partito Repubblicano, ha deciso che le università non potranno più utilizzare le risorse pubbliche per progetti legati all’inclusione e l’equità sociale.
Senza quei soldi, molti college della Florida, tra cui University of Florida, North Florida, e Florida International, hanno chiuso i DEI Programs, proprio quelli dedicati a questi temi.
💪🏽 Di tutta risposta, la NAACP, la National Association for the Advancement of Colored People, ha invitato gli studenti-atleti di colore a rifiutare le offerte delle università della Florida per andare a studiare-giocare da loro.
💸 I risultati delle squadre della Florida quindi, e di conseguenza tutto quel sistema di guadagni economici, potrebbe risentirne, perché gran parte delle squadre da quelle parti sono formate da atleti di colore.
Senza dimentica l peso sociale che la decisione di De Santis potrebbe avere su tutte le comunità nere della Florida, non solo quelle legata allo sport.
🇺🇸 Una società, quella americana, che vede cambiare molte delle proprie secolari certezze: non solo nello sport.
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👩🏼🍼 🎾 Le tenniste vogliono la maternità
❔Sapete quante tenniste nella storia hanno vinto un titolo dello Slam dopo essere diventate madri?
⇾ 3.
Sono Margaret Court, Evonne Goolagong e Kim Clijsters.
Le prime due hanno giocato in un’altra era del tennis, tra gli anni ‘60 e ‘70; Clijster invece è l’unica tennista “moderna”, essendoci riuscita nel 2009 dopo aver partorito l’anno prima.
‼️ Neanche la grande Serena Williams è riuscita a sollevare un trofeo dello Slam da mamma, perdendo quattro finali da quando nel 2017 aveva partorito la prima figlia Olympia.
🌀 Questi numeri, così risicati se consideriamo che tutte le tenniste potrebbero avere il desiderio di diventare madri mentre sono ancora in attività, come fanno gli uomini d’altronde, sta generando un nuovo dibattito:
☞ La WTA - la Federazione di tennis femminile - dovrebbe fare qualcosa in più per tutelare e rispettare le tenniste-madri?
✖️ Per interi decenni non si è fatto niente, e quindi una tennista in gravidanza/maternità veniva considerata come se fosse semplicemente infortunata; non giocando, perdeva punti in classifica e quindi quando tornava in campo poteva capitare che ai primi turni del torneo si trovasse davanti una giocatrice testa di serie.
🤬 Quindi non solo avevi affrontato un parto e una maternità, ma perdevi la tua classifica ottenuta in precedenza e appena tornavi in campo ti trovavi davanti una giocatrice tra le migliori del mondo.
Questo, per esempio, è successo a Serena Williams, che quando è tornata a Roland Garros nel 2018 - dopo il parto - era alla posizione 453, nonostante prima fosse numero 1.
⇨ Proprio anche per la pressione fatta da Serena, nel 2019 la regola è cambiata: il ranking, al momento della maternità, viene congelato, e al ritorno in campo è impedito l’incrocio con una testa di serie.
👉🏽 Un passo sicuramente avanti, ma comunque non abbastanza, perché comunque non c’è alcuna tutela dal punto di vista economico.
👉🏽 Ovvero quello che alcune tenniste, come Victoria Azarenka e Naomi Osaka, entrambe diventate madri mentre sono ancora in attività, stanno chiedendo.
🤜🏽 Loro due hanno detto che introdurre un sussidio di maternità potrebbe cambiare la vita di molte tenniste.
🤷🏽♂️ Infatti, se loro due comunque sono due giocatrici di fama mondiale e quindi non hanno particolari problemi economici, diversa è la situazione di chi occupa posizioni molto più basse in classifica, e che quindi ha meno sponsor, meno soldi e potrebbe trovarsi costretta a rinunciare a diventare madre per non mettere a repentaglio la propria carriera e le proprie finanze.
🎾 Infatti, la vita dei tennisti è parecchio complicata, più di quanto si possa pensare, e non solo in relazione alla maternità. Soprattutto per quelli e quelle lontano dalle prime posizioni, tutto dipende dai tornei a cui partecipano: più ne fanno, più partite possono vincere, e quindi guadagnare più soldi.
🔅 Alla dura vita dei tennisti, ho dedicato QUESTO EPISODIO DI LINEE.
🔜 La WTA ha detto che il tema del miglioramento delle tutele per la maternità è uno dei temi più importanti da affrontare nel prossimo futuro.
🇦🇹 🏳️🌈 Non c’è posto nell’Austria per gli omofobi
Sta girando molto la notizia che l’allenatore della Nazionale maschile di calcio dell’Austria, Ralf Ragnick, abbia deciso di escludere dai convocati per le prossime partite tre giocatori - Marco Grüll, Guido Burgstaller e Niklas Hedl - perché hanno cantati cori omofobi dopo la vittoria nel derby tra Rapid Vienna (la loro squadra) e l’Austria Vienna.
Il caso è stato molto commentato in Austria, perché Ragnick ha detto espressamente che i tre non sono stati convocati per la loro omofobia e che questo genere di comportamenti non sono tollerati e tollerabili perché:
“I valori che cerchiamo di rappresentare con la Nazionale è all’estremo opposto nella scala valoriale rispetto a questo genere di comportamenti”, ha detto Ragnick alla stampa.
🚨 I tre giocatori sono stati anche sospesi dal campionato austriaco e condannati a frequentare dei corsi sulla sensibilizzazione contro le discriminazioni.
Rimane da chiedersi se la reazione sarebbe stata uguale se al posto di due partite amichevoli come in questo caso ci fossero state partite più importanti,
ma soprattutto cosa sarebbe successo in altri paesi, tipo l’Italia…
❓ 🔍 Una cosa che ho cercato su Wikipedia
👀 Questa settimana ero molto indeciso su chi mettere in questa rubrica:
📌 ho pensato a Mohammed Barakat, calciatore palestinese morto negli scorsi giorni dopo che una bomba israeliana ha colpito la sua casa. Non ho trovato però la sua pagina Wikipedia.
📌 Ho pensato poi a Willie Kirk, un allenatore di calcio scozzese che allena il Leicester femminile. Ora è al centro di un’indagine interna perché è sospettato di avere una relazione con una sua calciatrice. Una cose che non è del tutto vietata - a patto che sia maggiorenne - ma che supera una serie di regole morali e codici etici interni tanto che al momento è stato sospeso. Finché non si capisce cosa è successo, però, la sua rimane una storia sospesa.
➾ 🥊 E quindi alla fine ho scelto di portarvi la storia di Cindy Ngonge.
Si tratta di una pugile nata in Camerun, scappata nel Regno Unito, e che ora si è qualificata per le Olimpiadi di Parigi 2024, dove parteciperà con il Team dei Rifugiati.
Questo perché Ngonge, in quanto lesbica, rischierebbe il carcere se dovesse tornare in Camerun, dove l’omosessualità è un reato, e per questo ha lo status di rifugiata.
↪️ Ngonge, che ha 26, è arrivata in UK quando ne aveva 11 col fratello. Ha faticato a inserirsi nella società, perché parlava male inglese e perché non era abituata a vivere in contesti differenti dal suo: ad esempio, ha raccontato che non aveva mai saputo cosa fosse un deodorante, e che quindi molte compagne la prendevano in giro e la bullizzavano perché a volte puzzava.
Qualche anno fa stava per essere rispedita in Camerun perché ritenuta una clandestina, ma poi le è stato permesso di rimanere a Manchester.
👏🏽 Nel dicembre 2022 è entrata in un progetto del Cio destinato ad atelti rifugiati: si è allenata talmente bene che adesso potrà andare alle Olimpiadi.
Lì, spera, sua madre, che è ancora in Camerun, potrà vederla boxare per la prima volta.
⏰ Se ti sei perso l’ultima puntata di Linee…
🥊 Si è parlato di Boxe Professionistica.
📍Un mondo molto complesso da seguire e da comprendere, perché molto frammentato e guidato da dinamiche di potere non semplici da vedere da fuori.
📍 Nella Boxe ci sono 4 Federazioni diverse; è uno sport in mano ai promoter, gli agenti, che sono molto potenti e decidono le sorti dei pugili ma anche delle stesse Federazioni; ci sono poi i pugili, che hanno vite e carriera molto particolari e poi c’è tutta la questione del dilettantismo, che nella boxe ha un valore molto maggiore rispetto a quanto succede in altri sport.
Se vi sembra un bel caos, ascoltate questa puntata di Linee in cui tutto viene messo in ordine e chiarito insieme a Niccolò Pavesi di DAZN.
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