Perché il nuovo Spending Cap della Premier League potrebbe mostrarci il calcio del futuro
Il miglior campionato di calcio al mondo vuole introdurre una nuova regola che può cambiarne le dinamiche, e rendere questo sport sempre più "americano"
🏴 Negli scorsi giorni 16 squadre su 20 in Premier League hanno votato per iniziare a ragionare sull’introduzione di un tetto massimo di spesa - lo Spending Cap - nel campionato di calcio inglese.
L’idea delle squadre che hanno voluto introdurre questa misura, e che verrà effettivamente votata nella riunione di fine stagione a giugno, è di porre un limite a quanto ogni squadra possa spendere.
Come stabilire il limite?
I media britannici e non stanno scrivendo che il progetto prevede di determinare la cifra moltiplicando per 5 ciò che l’ultima squadra in classifica incassa dai diritti tv (la cifra che spetta a ogni club dagli accordi con le tv cambia in base al piazzamento in classifica).
Giusto per dare qualche numero, l’anno scorso ad arrivare ultimo è stato il Southampton: aveva incassato 120 milioni, e questo vorrebbe dire che la spesa per ogni club non potrebbe superare, a grandi linee, i 600 milioni.
In attesa di capire se effettivamente questo provvedimento entrerà in vigore, ci sono alcune cose interessanti da dire e che possono essere utili per farci un’idea di come potrebbe essere il calcio che guarderemo nei prossimi anni.
1️⃣ - Il modello americano: più competitività e meno divario
In Inghilterra, come avviene sempre di più anche in Italia, le squadre gestite da imprenditori e fondi americani sono molte:
Arsenal, Chelsea, Liverpool, Aston Villa, Manchester United, West Ham, Fulham, Bournemouth, Crystal Palace e Burnley, per limitarci solo a quelle che attualmente giocano in Premier League.
Tra queste, soltanto il Man United e l’Aston Villa hanno votato contro, mentre il Chelsea ha deciso di astenersi.
Tutto questo non può essere un caso e anzi ci fa capire quale sia la direzione che queste proprietà Made in USA vorrebbero far prendere alla Premier: meno divario tra grandi e piccoli club, così da avere un campionato più competitivo in grado di attirare ancora più pubblico, quindi sponsor, quindi diritti tv e quindi soldi.
Se infatti la Premier è per distacco il più ricco campionato di calcio al mondo, capace di generare, sommando diritti tv, sponsor e stadi, una cifra che si aggira attorno agli 8 miliardi di £ a stagione, questo è meno della metà di quello che si porta a casa la NFL di Football Americano, che quasi solamente dal mercato del Nord America incassa 20 miliardi di $ a stagione.
E secondo voi, tutte le proprietà americane in Premier, chi hanno come punto di riferimento? Sicuramente non la Serie A o gli altri campionati di calcio europee, ma la loro NFL.
E sono convinti che alla base del successo della NFL, oltre a tutto quell’insieme di narrazione, marketing e società che ovviamente non è replicabile pari pari fuori dagli Stati Uniti, ci sia il fatto che il divario tra le squadre è minimo e quindi ogni anno sono molte le franchigie che possono contendersi la vittoria finale.
Questa garantisce stagioni aperte e combattute, capaci di tenere incollati alla tv gli spettatori di mezzo mondo.
Quindi, se già quest'anno in Premier ci sono 3 squadre che ad oggi, a 3 giornate dalla fine, possono vincere il titolo, immaginate cosa potrebbe succedere se le squadre avessero tutte le stesse capacità di spesa.
In quest’ottica dobbiamo anche leggere la volontà dei club gestiti da proprietà americane di rendere la Lega sempre più importante delle singole squadre, anche questo un concetto basico dello sport americano.
2️⃣ - I problemi dei bilanci e dei conti che non tornano più
Oltre a un discorso legato alla competitività interna, è impossibile non parlare del fatto che alcune squadre inglesi spendano tantissimo, più di quello che potrebbero fare, anche secondo gli attuali regolamenti finanziari del campionato, che ora pongono un limite al passivo economico che un club può registrare in 3 anni.
L’Everton è stato penalizzato quest’anno per aver sforato il proprio limite di spesa, e da tempo ci sono pesanti accuse contro il Manchester City, al momento però ancora senza effettive conseguenze.
La volontà quindi è anche quella di rendere il campionato un po’ più sano dal punto di vista economico, limitando il rischio di trovarsi squadre con bilanci troppo negativi e quindi potenzialmente a rischio fallimento.
Con le nuove ipotetiche regole, soltanto il Chelsea sarebbe oltre, dato che ha speso 630 milioni di euro per costruire la squadra nella stagione 2022/2023.
3️⃣ - C’è chi dice no - Parte 1: i grandi club
Non è un caso che tra le squadre che hanno votato contro il provvedimento ci siano Manchester City e Manchester United (2°e 3° nella classifica di spesa) e che il Chelsea si sia astenuto (1° nella classifica).
I grandi club, che sono ovviamente quelli che spendono di più, non ci stanno e dicono che la loro capacità di spesa maggiore non è dovuta solo a proprietà più ricche, ma soprattuto grazie al fatto che generano introiti maggiori dalle sponsorizzazioni, e questo perché sono più forti, più seguiti e più interessanti e quindi, anzi, è merito loro se la Premier League va così bene, e quindi non ritengono che sia giusto penalizzarli.
Detto che però sono in netta minoranza, quindi avranno ben poche possibilità, una freccia al loro arco potrebbe far cambiare la posizione di qualche altro club ora favorevole:
se da un lato questo Cap aumenterebbe la competitività interna, dall’altro potrebbe al tempo stesso diminuire quella dei club inglesi nelle coppe europee.
Certo, perché oggi la Premier è così spettacolare perché può offrire soldi per i cartellini ai club e ingaggi ai giocatori fuori mercato rispetto a Spagna, Italia e Germania, e questo fa sì che i migliori giocatori vogliano tutti andare lì.
Ma se questo potere economico dovesse venire meno, i giocatori più forti potrebbero finire altrove, diminuendo il rapporto di forza che c’è oggi tra i club inglesi e gli altri,
detto che, già adesso, la Premier ha 0 squadre in finale di Champions League ed Europa League, con solo l’Aston Villa ancora in corsa in Conference League.
4️⃣ - C’è chi dice no - Parte 2: i soldi agli agenti e il potere nel mercato
Tra i NO più importanti c’è quello del Manchester United, che dopo anni di odiata gestione Glazers quest’anno ha venduto una parte delle quote della società, con il totale controllo della componente sportiva all’imprenditore inglese Sir Jim Ratcliffe.
Lo United anche quest’anno è andato male, al 99% sarà fuori dalla Champions dell’anno prossimo e anche la presenza in Europa League non è scontata.
Questo vuol dire che la nuova gestione dovrà lavorare molto per migliorare la squadra, portando diversi nuovi giocatori.
E per far questo lo United vorrebbe spendere tanto, e non ha problemi a farlo, dato che di recente ha firmato un contratto con Adidas per 10 anni a oltre 1 miliardo di dollari, a cui dobbiamo sommare tutti gli altri sponsor.
Nella sua idea di fare un mercato aggressivo, sarà molto importante fare pressioni sui vari agenti perché portino i loro giocatori allo United, una cosa non scontata visto le pessime stagioni degli ultimi anni.
Per farlo, ovviamente, punteranno molto sui soldi che potrebbe dare ai giocatori ma anche agli agenti, che prendono sempre una commissione per le operazione di mercato e in generale per i lavori che svolgono per i club.
Con il nuovo regolamento, però, anche questi soldi (solo in relazione ai costi giocatore-agente) saranno calcolati nella spesa, e questo limiterebbe non di poco la forza economica dello United, e di conseguenza il suo progetto di rinascita sportiva.
Se fosse primo in classifica, infatti, probabilmente lo United avrebbe votato a favore.
5️⃣ - Il calcio degli Americani
In conclusione, forse dobbiamo guardare a questa proposta della Premier League soprattutto come un tentativo di commercializzare sempre di più il calcio e avvicinarlo al modello americano di sport-business.
Questo vuol dire conti più in ordine e soprattutto una maggiore visione di insieme tra tutte le squadre, decise a competere nella maniera più equa possibile per il bene di tutti.
Una visione lontana dal calcio europeo, che storicamente è sempre stato dominato dai club che inizialmente erano solo i più forti e poi, decennio dopo decennio, sono diventati anche i più ricchi e potenti.
In America lo sport è vissuto in maniera diversa da noi europei, molto più spettacolare e democratico e meno legato a concetti di nobiltà storica e potere.
E dato che sono gli unici che investono nello sport - Paesi del Golfo a parte, ma questa è un’altra storia - quello che loro vorrebbero fare del calcio inglese e europeo è molto importante.
E attenzione, perché in Italia, col Parma di nuovo in A, forse il Como e forse il Venezia, le proprietà non italiane in Serie A potrebbero aumentare ancora di più.
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🇿🇦 ⚠️ L’omicidio di un calciatore in Sudafrica può influire sulle elezioni politiche
A inizio aprile il calciatore sudafricano Luke Fleurs è stato ucciso in una stazione di servizio di Johannesburg da qualcuno che stava provando a rubare la sua auto.
Fleurs, che aveva solo 24 anni e giocava nei Kaizer Chiefs, una delle più famose squadre del paese, era molto noto non solo per le sue attività in campo, ma anche per la sua storia personale, dato che veniva da uno dei quartieri più difficili della città di Cape Town, caratterizzato da molta violenza tra bande criminali.
La sua morte, che fin da subito ha fatto molto scalpore, ora è entrata anche nel dibattito politico in vista delle prossime elezioni.
L’opposizione sta usando anche la sua storia per sottolineare quanto sia alto e grave il problema della criminalità in Sudafrica, dove si registra una cosa come 75 omicidi di media al giorno.
Questo ha ovviamente molta presa sulla popolazione locale e potrebbe portare alla sconfitta del partito attualmente al Governo, l’African National Congress, che gestisce il paese da 30 anni.
I colpevoli per l’omicidio di Fleurs non sono ancora stati individuati, ma la triste storia di questo giovane calciatore può avere delle conseguenze non solo per la sua famiglia, ma per tutto il Sudafrica.
🇺🇸 La USADA contro la WADA per la 🇨🇳
L’agenzia americana anti doping - la USADA - ha attaccato molto durante l’agenzia mondiale antidoping - la WADA - accusandola non solo di incompetenza, ma anche di mentire, definendo “preoccupante” la situazione in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024.
Al centro della questione c’è quanto ha fatto emergere il New York Times, ovvero che, poco prima delle Olimpiadi di Tokyio, ben 23 nuotatori cinesi sarebbero risultati positivi all’antidoping, e la Wada non solo non li ha squalificati, ma non li ha neanche sospesi in maniera precauzionale, come succede invece sempre.
La Wada, in un primo momento, ha ritenute buone le motivazioni fornite dalla Cina, secondo la quale è stato tutto un errore e non c’era niente di male.
La Wada aveva detto “ok va bene ti crediamo” e non avevo reso pubblico il caso.
Ora, dopo quanto ha scritto il New York Times, la WADA ha ribadito la propria posizione dicendo di tenere ben buona la teoria secondo la quale questi atleti si sarebbero semplicemente contagiati tra di loro senza una reale intenzione di barare.
Questo, ovviamente, ha fatto molto arrabbiare gli Stati Uniti, che non solo temono di essere stati fregati, ma si sentono pure presi in giro.
Di questa storia avevo parlato in questa puntata del podcast: ⤵️
⏰ Se ti sei perso l’ultima puntata di Linee…
👕⚽ Abbiamo parlato di maglie da calcio e del perché ci siano sempre più attenzioni attorno a questo mercato.
Le maglie da calcio sono ormai molto di più di un semplice elemento distintivo per le squadre e servono a permettere a questi Football Brand di posizionarsi sul mercato e raggiungere mondi e pubblici anche lontani dallo sport.
➡️ Se ti interessa il tema e hai poco tempo puoi sfogliare questo post di Instagram di Linee (e poi seguire la pagina se non lo fai già)
🎧 Oppure ascoltare direttamente tutta la puntata ⤵️
Se oggi solo il Chelsea supererebbe l'eventuale salary cap, la sua applicazione impatterebbe molto poco, o no?
In altre parole: non è che se il Chelsea può spendere 30-40 milioni in meno al massimo, allora il Southampton e soci hanno improvvisamente la capacità finanziaria di sostenere il doppio o il triplo del loro attuale sforzo salariale. E quindi il divario competitivo resterebbe quello di oggi.
Mi sfugge qualcosa?
Nello sport americano è in buona parte il sistema di draft che garantisce più competitività, visto che le franchigie arrivano a buttare all'aria intere stagioni pur di accaparrarsi una delle prime scelte.
Suscita amarezza guardare queste iniziative per rendere un campionato -già di scala mondiale- ancora più grande, cercare di elevarlo ai numeri dello sport Americano.
Amarezza soprattutto guardando ai numeri e alla situazione in Italia.